martedì 25 aprile 2017

ARPIA

Carissimi e carissime lettori e lettrici,
oggi vi posto la fotografia del mio quilt infernale: ARPIA.
Un progetto capitanato da Simone Forlani che vede la realizzazione di ben 24 arazzi da parte di appassionate italiane di patchwork.


XIII° Canto, II° Girone, VII° Cerchio.
Il VII° cerchio è la zona dell'Inferno dove sono puniti i violenti, descritta da Dante nei Canti che vanno dal XII al XVII. È diviso in tre gironi, ciascuno dei quali ospita una categoria particolare di violenti.
Nel II° girone si trovano i suicidi ovvero i violenti contro se stessi e gli scialacquatori.
Per capire meglio, incollo una spiegazione abbastanza esauriente che ho trovato sul web:

Le anime dei suicidi sono imprigionate entro gli alberi della selva, poiché essi si sono separati violentemente dal proprio corpo; le Arpie, che popolano il girone, si nutrono delle foglie degli alberi e provocano sofferenza ai dannati. Quando i rami delle piante si spezzano esce sangue, insieme a un soffio d'aria che fa fuoriuscire parole e lamenti. Tra i suicidi Dante pone Pier della Vigna e un fiorentino non meglio precisato, di cui si dice solo che si impiccò in casa propria (forse fu il giudice Lotto degli Agli, che aveva ingiustamente condannato un innocente per denaro; secondo altri potrebbe essere Rocco dei Mozzi, suicida dopo avere sperperato tutto il patrimonio).
Gli scialacquatori invece corrono nudi tra la selva, inseguiti da nere cagne che, quando li raggiungono, li fanno a brandelli. Fra loro Dante include Lano da Siena (Arcolano da Squarcia), morto nel 1288 nell'imboscata tesa ai senesi dagli aretini presso Pieve del Toppo, e Iacopo da Sant'Andrea, figlio di Oderico da Monselice che morì assassinato nel 1239 per ordine di Ezzelino da Romano (gli antichi commentatori narrano dei suoi folli sperperi, come quello citato dal Lana secondo cui avrebbe dato fuoco a una sua villa per vedere un vasto incendio). Mentre il primo dannato riesce a sfuggire alle cagne, il secondo si accovaccia accanto al cespuglio del suicida fiorentino e le cagne sbranano lui e fanno strazio dell'arbusto.


Tantissimi elementi da cui trarre ispirazione ma la mitologia mi ha sempre affascinata. Ecco che ho concentrato la mia attenzione sull'Arpia raffigurandola nella sua classicità, semplicità e freddezza. Spietata ma di aspetto regale, ho utilizzato seta il cui biancore mi ricorda la paura e al contempo la freddezza del marmo e filati argentati per la quiltatura sottolineandone la figura gelida e crudele.

Ecco la fonte originale:
Arpia classica in appliqué su sfondo batik rosso come il sangue che sgorga dai rami che spezza per infliggere la pena ai dannati, rami stilizzati nella parte inferiore del quadro trapuntandoli in free-motion con metallizzati tono su tono.

La mia interpretazione è dura e inflessibile come le pene che subiscono per l'eternità i peccatori ma anche preziosa per esaltare la magnificenza della Divina Commedia. Ho dipinto in oro e argento alcuni versi del poema proprio per fissare sul tessuto parole di grande impatto emotivo.

Fino al 30 aprile potrete ammirare la collezione completa dei quilt infernali a Verona nella bellissima cornice di Santa Maria in Chiavica in occasione della manifestazione biennale "Verona Tessile" organizzata dall'Associazione Ad Maiora. Una mostra da non perdere con opere veramente di altissimo livello!

Buon 25 aprile a tutti!

A presto!!

LAURA

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Laura